Riflessioni di Innocenzo, volontario del progetto gionata
Mi hanno chiesto di raccontare come sta andando l’organizzazione delle veglie per le vittime dell’omofobia. Ho avuto un attimo di panico e mi sono chiesto “e ora da dove comincio?”.
In queste settimane sono stato risucchiato da mille cose, da una vita quotidiana fatta di corse tra un lavoretto part-time e l’altro e poi c’è l’organizzazione delle veglie per le vittime dell’omofobia e della transfobia da seguire con gli amici di gionata.org.Infatti tra adesioni, email di richiesta d’informazioni, gruppi di credenti LGBT e comunità cristiane che chiedono materiali da utilizzare per la loro liturgia, io e gli altri non si fa altro che smistare posta, scrivere email, aggiornare il sito della Veglia, fare traduzioni, raccogliere testimonianze, etc. Mi sa che ho un terzo lavoro. Peccato renda poco, anzi nulla.
Però sapete è incredibile vedere quanti credenti e comunità in Italia, ma anche in tante parti d’europa e dell’America, aderiscano ogni giorno.
Pensare che saremo in preghiera per ricordare le vittime dell’omofobia con persone dei quattro continenti, non parleremo neanche la stessa lingua, ma ci unirà una fede forte e la speranza di essere lì insieme per invocare il nostro Dio e chiedere, volere, desiderare un mondo diverso, dove la violenza dell’omofobia non uccida, non ferisca o escluda i nostri fratelli omosessuali e transessuali.
La cosa vi sembrerà infantile, ma questo mi emoziona. Se penso che questa iniziativa sta venendo su con il passaparola in rete e l’impegno di tante persone di buona volontà.
Visti i risultati mi sa che c’è la mano dell’Altissimo, altrimenti non mi spiego quanto sta succedendo. Il Dio delle piccole cose è davvero all’opera.
Al di là di tutto credo intimamente che ognuno di noi nel suo cammino non sia mai solo. Ho sempre creduto che il Dio cristiano è meraviglioso perché ci accompagna ogni giorno nel nostro andare avanti…
Un Dio che sa ridere accanto a noi quando ci arrabbiamo perché bloccati nel traffico, un Dio che sa guardarci negli occhi quando stiamo seduti in cucina e ci prendiamo la testa tra le mani perché troppo stanchi per pensare, che ci sa abbracciare forte in quelle notti oscure che a volte ci prendono e non sappiamo perché…
E’ un Dio strano quello in cui crediamo? Non so, ma sono sicuro che questo Dio è davvero un impiccione professionista. Così quando siamo frastornati e arrabbiati, e di lui non vogliamo proprio sentir parlare, lui ci parla ancora, ed ancora.
Magari tramite l’amico che ci telefona per caso e infrange un silenzio assordante, o durante una cena tra amici che sa toglierci ogni ombra dal nostro animo.
Il nostro è un Dio delle piccole cose e dal grande cuore. Un Dio strano davvero visto che, nonostante tutto quello che gli combiniamo, non si è ancora stancato di noi, ed è lì ad ascoltare le nostre lamentele, le nostre speranze, le nostre paure e sono sicuro che continua sempre a fare un tifo per noi.
Come lo so? Non gli ho parlato certamente, ma a volte la vita è così curiosa. Quante volte in una strada che sembrava interrotta, improvvisamente, una svolta e si ricomincia! E non capiamo il perché, forse perché è Lui che ci spinge avanti…
Credo che sarà questo il Dio che invocheremo durante le tante veglie per ricordare le tante vittime dell’omofobia e della transfobia.
Lo ascolteranno? Non so. L’importante è che noi sapremo sentirlo vicino. Nostro compagno di cammino di quel lungo e accidentato viaggio che è la vita di ognuno di noi.