.
Articolo pubblicato sulle pagine della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia di LAZIO SETTE, allegato domenicale del quotidiano Avvenire del 12 maggio 2019, pag.6
Venerdì (17 maggio 2019) nella chiesa della SS. Concezione di Civitavecchia la preghiera comune con famiglie e migranti.
Una veglia di preghiera per l’accoglienza e l’integrazione con particolare attenzione alla famiglia e a quanti si sentono feriti nell’identità sessuale o da crisi nelle relazioni. La liturgia, promossa dall’Ufficio di pastorale perla famiglia e dall’ufficio di pastorale per i migranti, si svolgerà venerdì prossimo 17 maggio, alle 21 presso la chiesa della SS. Concezione al Ghetto di Civitavecchia
“La Veglia – spiega Federico Boccacci, vicario episcopale per la pastorale – conclude un cammino che quest’anno ci ha visto riflettere sulle difficoltà che i genitori incontrano nell’accogliere le scelte di vita dei propri figli, specialmente quando queste non corrispondono alle aspettative”.
«Il percorso proposto dalla pastorale per la famiglia – ha detto il vicario – è bello e difficile, scelto seguendo lo stimolo di papa Francesco di una Chiesa attenta alle situazioni dì fragilità e di frontiera”. Per questo, come avviene da cinque anni, la diocesi continua a essere vicina alle coppie divorziate separate e in nuova unione Quest’anno si è aggiunta un’attenzione particolare alle famiglie in sono presenti figli Lgbt.
La veglia si svolge simbolicamente nella Giornata mondiale contro l’omofobia per dare un segno di vicinanza alle famiglie che vivono con difficoltà il discernimento umano, spirituale e sessuale dei figli.
Nella preparazione della liturgia, inoltre, sono stati coinvolti i genitori di giovani omosessuali che offriranno la loro testimonianza raccontando le incomprensioni e le sofferenze.
Nell’ambito dei temi dell’inclusione e dell’accoglienza la liturgia vedrà protagoniste anche le comunità immigrate presenti in diocesi. Anche in questo caso la preghiera e le testimonianze cercheranno di essere di aiuto alle comunità invitandole a entrare i n relazione con i fratelli di altre fedi, culture e tradizioni in un contesto storico in cui le migrazioni vengono viste come una minaccia o una colpa per quanti vi sono costretti.
”La preghiera – spiega don Boccacci – non ha l’obiettivo di rispondere ai tanti interrogativi sui quali come cristiani dobbiamo riflettere per continuare a crescere. E invece un’occasione e uno stimolo per entrare in relazione con quanti vivono la sofferenza dell’esclusione”.