A Trieste abbiamo pregato affinché chiunque si senta prezioso agli occhi di Dio

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Scatti e riflessioni lette dal Progetto Ruah alla “Veglia in musica per la celebrazione della diversità” di Trieste  del 18 Maggio 2019

Carissime e carissimi, il versetto che oggi è il filo conduttore di questo nostro stare assieme non è una frase da poco, non è espressione di un amore romantico o sdolcinato: sono parole di Dio che intende dire pienamente ciò che detta al cuore dell’uomo. In questa particolare dichiarazione d’Amore, Dio si rivolge direttamente a ciascuno di noi, singolarmente: ”Io amo te, stimo te, tu sei prezioso ai miei occhi! Non sto parlando a un ammasso di persone dove sei uno tra tanti. No, Io sto parlando a te! Perché ti amo, e ti ho voluto come un prodigio, come una meraviglia stupenda e preziosa ai miei occhi.

Nel dirlo non pone condizioni (“sei prezioso se…”, “sei degno di stima se…”, “io ti amo se…”), ma richiama – con veemenza – l’assoluta bellezza della creazione, quando esclamava, ogni giorno: “Quanta bellezza!”. Se come singolo e come gruppo “Progetto Ruah” siamo qui stasera è perché abbiamo sperimentato e vissuto questo amore incondizionato di Dio per noi. Avremmo tante storie da raccontare, strade più o meno impervie, ma tutte sono accomunate dal fatto che – a un certo punto della nostra vita – abbiamo sentito di nuovo quella voce che altri avevano cercato di zittire o coprire: “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e Io ti amo”.

Dio non pone condizioni; eppure quante volte lo facciamo noi, usando un potere che nemmeno Dio si è preoccupato di esercitare? C’è quindi la negazione dell’amore verso le persone LGBT, ma anche verso persone considerate indesiderabili secondo criteri che escludono le storie personali, le storie dei popoli, le differenze culturali, i diversi tratti fisici.

L’amore negato fa raggrinzire il proprio cuore; nasce da ferite non viste, dimenticate, di cui non ci si è preso cura, e a sua volta infligge ferite e fa raggrinzire altri cuori. Non sapremo mai fino in fondo perché in molti decidono di negare questo amore, ma sappiamo che è solo lasciando fluire l’amore, solo assecondando la sua essenza vitale, solo accettando l’amore che ci arriva, riusciamo a farlo fluire.

Otta anni fa ci siamo ritrovati a desiderare un posto sicuro – il “Progetto Ruah” – dove poter vivere comunitariamente la fede, senza dover nascondere la nostra affettività, un luogo in cui poter fare insieme un cammino di fede, che ci aiutasse a vivere bene il nostro essere cristiani senza annullare il fatto di essere omosessuali, anzi considerando tutto come dono di Dio, e in cui accogliere chi ancora faticava a coniugare fede e omosessualità. In questi anni ci siamo ritrovati a ricordarci gli uni gli altri la bellezza che Dio ha messo in ciascuno di noi, e non solo attraverso un percorso spirituale, ma anche curando la nostra crescita umana e la riscoperta del nostro corpo. Quanti danni e quante ferite del nostro passato ci siamo ritrovati ad affrontare! Anche noi ci siamo ritrovati con il cuore raggrinzito, pronti a negare l’evidenza dell’amore. Eppure Dio, attraverso le persone che ci erano accanto, ci ha ricordato: “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e Io ti amo”.

Etty Hillesum, ragazza ebrea, vittima dell’Olocausto, scriveva come ultima frase del suo diario: “Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite”.  Questo balsamo – che ora sentiamo come una missione – è vedere chi ci circonda con gli occhi e il cuore di Dio,  pensare, credere e dire loro: sei prezioso, sei degno di stima, sei amato.

Preghiamo, dunque, affinché chiunque si senta prezioso agli occhi di Dio, degno della Sua stima ed amato; sempre, ovunque e in ogni condizione.

> Il programma musicale della  veglia di Trieste 2019